ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
La Pietà, il dipinto
più famoso di Viterbo
>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
24/10/2015 - 02:00

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Sebastiano Luciani, figlio di un’agiata famiglia veneziana, venne al mondo nel 1485, e condusse una giovinezza piuttosto felice e non certo priva di lussi. In un primo momento, adolescente, si appassionò alla musica, ma presto a questa preferì la pittura. Essendo di buona famiglia e deciso a divenir pittore trovò facilmente posto nelle migliori ''scuole'' che allora potessero esserci: le botteghe di Giovanni Bellini prima e di Giorgione poi. Qui dimostrò subito il suo talento.

Il lettore potrà ora chiedersi cosa abbia a che fare questo giovane veneto con Viterbo. Fin qui ben poco. Solo pochi anni più tardi però la fama del pittore sarà divenuta tale che, il ricchissimo banchiere Agostino Chigi, lo convocherà a Roma per affrescare la sua nuova villa che, acquistata una cinquantina di anni dopo dal cardinale Alessandro Farnese, varrà ribattezzata La Farnesina.

Alla corte del Papa il veneziano conoscerà quindi Michelangelo sarà questo l’incontro decisivo per carriera.

Da questo momento infatti Sebastiano Luciani inventerà uno stile unico e personalissimo capace di coniugare insieme sia il magistrale uso della luce e del paesaggio dello stile veneziano sia la plasticità e le masse prorompenti della pittura michelangiolesca.

Siamo oramai nel 1516 e il Luciani è ormai un artista affermato. Fu finalmente in questo anno che un chierico viterbese, molto attivo a Roma, di nome Giovanni Botonti, lo incaricò di realizzare una Pietà per la chiesa di San Francesco a piazza della Rocca.

Il Luciani, ormai padrone del proprio stile, avrà così l’opportunità di dipingere il capolavoro che lo consacrerà, l’opera che lo renderà famoso e che gli regalerà un posto di rilievo nella storia dell’arte. Il dipinto, oggi conservato nel Museo Civico, è considerato uno dei più importanti del cinquecento ed è uno straordinario sunto delle esperienze del suo autore. Il paesaggio, avvolto nell’oscurità, lascia intravedere, attraverso un sapiente uso della luce, delle fonti termali che, si crede, siano quelle del Bullicame, mentre le due figure che dominano la scena con la loro maestosità dimostrano quanto per Sebastiano sia stato fruttifero l’incontro con il Buonarroti. In particolare la figura del Cristo si crede possa essere stata disegnata addirittura dallo stesso Michelangelo, che fu amico oltre che mentore di Luciani, e che avrebbe lasciato dei disegni preparatori tutt’oggi ancora visibili sul retro del dipinto viterbese. Insomma quest’opera sancisce la nascita di un nuovo ed inedito tipo di pittura a metà tra la scuola veneta e quella michelangiolesca che si affermerà ben presto proprio a partire proprio dalla Pietà viterbese.

Sarà proprio durante questo periodo romano che Sebastiano ricoprirà l’incarico di guardasigilli delle bolle apostoliche o, come veniva definito allora, di piombatore pontificio che gli varrà il soprannome con cui oggi è conosciuto in tutto il mondo ovvero Del Piombo.





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